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Kazumi Kageyama ama la pallavolo più di qualsiasi altra cosa al mondo. Non ricorda quando, esattamente, ha iniziato ad amare quello sport, ma sicuramente i suoi genitori hanno avuto un ruolo più che importante nella crescita della sua passione, ed è per quel motivo che, al contrario delle sue compagne, non si sente tesa all'idea di presentarsi alle loro senpai. Certo, alcune di loro sembrano davvero terrificanti, ma Kazumi sa di trovarsi nel luogo dove ha sempre sognato di essere e tutto quel che vuole in quell'istante è giocare a pallavolo.
Si muove infatti irrequieta sul posto, occhieggiando il carrello dei palloni fermo su un lato del campo fino a quando la voce autoritaria di Miyashita, il capitano, non riesce a riportarla alla realtà. Ha fatto le presentazioni delle ragazze del terzo e del secondo anno ed il "Kageyama Kazumi" che esce dalle sue labbra è un palese invito a fare un passo avanti per presentarsi a sua volta alla squadra.
« Kageyama Kazumi, Primo anno, classe 4. Sono alta un metro e settanta cinque. Gioco come setter», dichiara con sicurezza, gonfiando il petto con orgoglio. Suo padre, Tobio-chan, è stato nella nazionale e sa quanto il suo nome sia ancora ben conosciuto.
Il mormorio delle sue coetanee la fa sorridere quasi in modo infantile, ma tuttavia non riceve la stessa attenzione da parte delle sue senpai.
Infatti Miyashita, con un "Iwaizumi Kiyomi", decide di far continuare le presentazioni senza soffermarsi su Kazumi che, ricevendo un leggero sorrisetto divertito da parte della sua migliore amica, è costretta a fare un passo indietro.
« Iwaizumi Kiyomi, Primo anno, classe 4», si presenta con voce ferma ma melodiosa, « Gioco come wing spiker e sono alta un metro e settantasette».
« Tsuji Riho», prosegue il capitano e Kiyomi, facendo un passo indietro, affianca di nuovo Kazumi permettendo alle altre matricole di dire alla squadra classe, ruolo ed altezza.
« Da quando in qua sei un metro e settatasette?»
« Da qualche mese», ribatté Kiyomi.
« Non ci credo», si lamentò Kazumi cercando di affiancarla il più possibile per misurarsi senza dare troppo nell'occhio, « Non puoi essere più alta di me!»
« Lo sono sempre stata», ghignò l'altra, sussultando poi quando il vicecapitano, Sano, scoccò ad entrambe un'occhiata minacciosa.
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